Come invecchiare bene e serenamente senza rimpianti e sensi di colpa

Imparare ad invecchiare bene coltivando la serenità in se stessi è un’attività che nella vita, prima o poi, tutti dobbiamo imparare a fare se non vogliamo rischiare di trascorrere male un importante periodo della nostra esistenza. Perché la vecchiaia non è una malattia che si cura con una pillola, e non può essere evitata cambiando strada o fingendo che non esista.

La vecchiaia è inevitabile, il sunto di un’intera esistenza che spesso spaventa chi la vive, ma che può rivelarsi un momento magico per tirare le somme e risolvere ogni aspetto represso o inespresso della nostra vita.

Spesso crediamo che la vecchiaia arrivi nella vita di un individuo da un momento all’altro, dall’oggi al domani.

Niente di più sbagliato: la vecchiaia si coltiva in gioventù. E non è una frase retorica, ma una verità imprescindibile della quale, prima o poi, tutti dobbiamo prendere coscienza.

Ad un certo punto della propria vita ci si ritrova pensionati, fisicamente meno agili e in alcuni casi anche non più autosufficienti. Le cose da fare si riducono, la quotidianità diventa routine assoluta e il tempo libero a disposizione ci porterà inevitabilmente a concentrarci sui nostri pensieri, sui nostri ricordi. E questi, a volte, possono fare male.

Invecchiare con questioni irrisolte nella nostra vita può rischiare di farci vivere male questo fondamentale momento di passaggio, e se non si prendono le dovute precauzioni c’è il serio pericolo di cadere nel tunnel della depressione, col rischio che a questo segua un allontanamento progressivo dei nostri affetti che non riusciranno più a capirci.

Come evitare che tutto questo avvenga? È possibile imparare ad invecchiare serenamente?

È possibile, non è sempre facile, ma bisogna provarci fino in fondo se si vuole riuscire nell’obiettivo.

Il vero cruccio della vecchiaia è l’abbondanza di tempo libero difficile da riempire. Non si lavora più si pensa troppo, si cerca una via d’uscita dalla routine che però sembra impossibile da trovare, che sia per via di impedimenti fisici, di interessi difficili da soddisfare, di assenza di persone intorno…

Il contatto fisico, umano, è quello che ad un anziano non dovrebbe mai mancare. Anzi, non deve. Che sia la vicinanza di un amico, di una comunità, di un figlio o di un parente, coltivare la socialità resta sempre la strada migliore per vivere al meglio la vecchiaia, per tenere la mente impegnata e cercare nuovi stimoli umani. Non importa quanto sia il tempo passato insieme agli altri, l’importante è che questo sia piacevole, di qualità e assolutamente non forzato.

Ma quando si è soli, quando le persone intorno vanno via e l’anziano resta seduto coi propri pensieri, i propri ricordi, è allora che il passato riaffiora e diventa difficile ignorare tutti le questioni sospese accumulate nella vita.

È giusto lasciarsi andare? È possibile non farsi condizionare?

Tutto ciò che viene ignorato prima o poi deve essere affrontato, e se non è l’individuo a farlo coscientemente, allora saranno l’inconscio, il vuoto e la noia a permettere che il processo avvenga. Se siamo abbastanza forti da affrontarli, allora facciamolo senza remore e senza pudore; estirpiamo il problema alla radice, e facciamoci aiutare se ne sentiamo il bisogno.

Ma se non siamo in grado di abbandonarci ai nostri pensieri senza subirne le conseguenze, allora diventa necessario integrarli nella quotidianità, e toccarli poco per volta, andando per tappe. Mai però lasciare irrisolti i problemi di una vita.

Per il resto, se vogliamo davvero imparare ad invecchiare serenamente, cerchiamo degli hobby che riempiano la giornata. Una buona lettura, una partita a carte, una piantina da crescere e coltivare; qualunque cosa, ma mai intristirsi ore intere fissando il televisore!